Odg per la seduta n. 175 della commissione Agricoltura e Produzione Agroalimentare
SENATO DELLA REPUBBLICA
------------------- XVIII LEGISLATURA --------------------


9a Commissione permanente
(AGRICOLTURA E PRODUZIONE AGROALIMENTARE)


**175a seduta: martedì 11 maggio 2021, ore 15,45
176a seduta: mercoledì 12 maggio 2021, ore 13,30

ORDINE DEL GIORNO

SINDACATO ISPETTIVO

Interrogazioneinterrogazione svolta

IN SEDE REDIGENTE

Seguito della discussione del disegno di legge:
Deputato GALLINELLA ed altri. - Norme per la valorizzazione e la promozione dei prodotti agricoli e alimentari provenienti da filiera corta, a chilometro zero o utile (Approvato dalla Camera dei deputati) - Relatore alla Commissione BERGESIO
(Pareri della 1ª, della 2ª, della 5ª, della 8ª, della 10ª, della 13ª, della 14ª Commissione e della Commissione parlamentare per le questioni regionali)
(878)Seguito discussione e rinvio


IN SEDE CONSULTIVA

I. Esame del disegno di legge:
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 marzo 2021, n. 42, recante misure urgenti sulla disciplina sanzionatoria in materia di sicurezza alimentare (Approvato dalla Camera dei deputati)- Relatore alla Commissione TARICCO
(Parere alla 2ª Commissione)
(2201)Esame e rinvio

II. Seguito dell'esame congiunto dei disegni di legge:
1. FERRAZZI ed altri. - Misure per la rigenerazione urbana
(1131)
2. Luisa ANGRISANI ed altri - Modificazioni alla legge 6 ottobre 2017, n. 158, in materia di sostegno e valorizzazione dei piccoli comuni e di riqualificazione e recupero dei centri storici dei medesimi comuni
(1302)
3. Paola NUGNES. - Misure e strumenti per la rigenerazione urbana
(1943)
4. BRIZIARELLI ed altri. - Norme per la rigenerazione urbana
(1981)
(Parere alla 13ª Commissione)
- Relatrice alla Commissione BITI Seguito esame congiunto e rinvio

AFFARI ASSEGNATI

Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, primo periodo, e per gli effetti di cui all'articolo 50, comma 2, del Regolamento, degli affari:
1. Problematiche del settore agrumicolo in Italia - Relatrice alla Commissione ABATE
(n. 148)Seguito esame e rinvio
2. Danni causati all'agricoltura dall'eccessiva presenza della fauna selvatica - Relatore alla Commissione LA PIETRA
(n. 337)Seguito esame e rinvio
3. Problematiche del settore dell'apicoltura - Relatore alla Commissione TARICCO
(n. 338)Seguito esame e rinvio

INTERROGAZIONE ALL'ORDINE DEL GIORNO

DE BONIS - Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. -

Premesso che:

la Commissione Unica Nazionale (CUN), istituita dall'articolo 6-bis del decreto-legge 5 maggio 2015, n. 51, e attuata con decreto ministeriale 31 marzo 2017, n. 72, è lo strumento di riferimento nazionale che opera al fine di formulare, in modo regolamentato e trasparente, i prezzi indicativi e la relativa tendenza di mercato e che assicura la trasparenza del processo di formazione dello stesso, rispondendo in modo tempestivo alle esigenze degli operatori di mercato di avere punti di riferimento sui quali basarsi per le proprie contrattazioni;

le Commissioni uniche nazionali sono costituite da membri designati dalle Organizzazioni professionali e dalle Associazioni di categoria maggiormente rappresentative del settore. Esse operano nel rispetto del decreto direttoriale del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, che istituisce ciascuna CUN, approva il Regolamento di funzionamento, la Scheda di mercato (per i commissari e per gli esperti esterni) e il Listino e definisce:

categoria di prodotto, sede e operatività; composizione e criteri di rappresentatività; durata della carica, decadenza e sostituzione dei commissari; sospensione della formulazione della tendenza di mercato e dei prezzi indicativi; sospensione delle autonome rilevazioni nelle borse merci, sale di contrattazione e commissioni prezzi;

con la CUN del grano duro, lo Stato interviene a regolamentare un mercato poco trasparente, ma strategico per il nostro Paese, quale materia prima per produrre pasta e il pane;

considerato che:

il 3 febbraio 2021 si è svolto, in videoconferenza, il primo incontro con cui ha preso avvio, con il coordinamento della Borsa merci telematica italiana, il percorso per l'istituzione della Commissione sperimentale nazionale sul grano duro. Fanno parte della Commissione sperimentale nazionale i rappresentanti di Italmopa (Associazione mugnai industriali d'Italia) e, per il mondo agricolo, le associazioni Coldiretti, Confagricoltura, CIA, Copagri e Liberi Agricoltori;

la recente conclusione della raccolta delle deleghe utili a stabilire la rappresentanza delle Organizzazioni professionali agricole all'interno della CUN per il grano duro ha dimostrato, come era facile prevedere, una partecipazione ampia delle aziende del centro/sud dell'Italia, dove è maggiore la produzione nazionale e va da sé che Foggia rappresenti la sede più appropriata;

dalle risultanze della suddetta raccolta delle deleghe conferite ai fini della rappresentanza, è emerso un potere dominante di alcune organizzazioni ed una evidente sproporzione tra le stesse, che potrebbe condizionarne gli esiti;

i contratti di filiera imbrigliano il libero mercato (dove i prezzi devono essere liberi); occorre, pertanto, evidenziare che lo strumento della CUN si rivolge ai produttori a "libero mercato" e non ai sottoscrittori di "contratti di filiera", che prevedono prezzi prefissati e disancorati dall'andamento delle borse;

tra i criteri di rappresentatività è necessario che non vi siano agricoltori che abbiano sottoscritto tali contratti di filiera, benché il modulo di delega inviato dal Ministero non abbia previsto alcun esplicito riferimento;

il Ministero delle politiche agricole è in possesso dell'elenco dei soggetti che intendono beneficiare dell'aiuto sulle filiere ed è opportuno valutare se questi soggetti debbano essere esclusi dal conteggio della rappresentanza (deleghe) e, di conseguenza, dal ruolo di commissario; ciò per evitare distorsioni di mercato, in contrasto con i principi di libera concorrenza;

la CUN, dopo la fase sperimentale, sostituirà le borse merci e servirà a monitorare correttamente i prezzi di mercato del grano duro sulla base di criteri qualitativi (reologici e tossicologici), nell'interesse dei consumatori e dei produttori. È auspicabile, pertanto, che non vi siano tre tipologie di prezzo territoriali, in contrasto con le finalità della CUN che istituisce il mercato unico;

considerato, inoltre, che:

sempre in merito alla CUN, ma relativa alle produzioni biologiche, va sottolineato che il settore gode di una posizione di leadership in Europa e nel mondo. L'Italia ha una percentuale di superficie agricola destinata al Bio doppia rispetto alla media europea e oltre 80.000 imprese che operano esclusivamente o in parte nel comparto, di cui circa un terzo coltivano grano duro Bio (Dati Sinab: nel 2017 ettari 127.938, nel 2018 ettari 132.519; la Superfice Agricola Utilizzata a cereali Bio è intorno al 9 per cento della SAU nazionale ed il grano duro è il 41,8 per cento dei cereali Bio coltivati). Le policy europee, a cominciare dalle strategie "Farm to Fork" e Biodiversità, hanno fissato al 2030 un target del 25 per cento di superficie bio, triplicando così la media europea. Ma nei fatti le politiche attuative stentano a decollare a scala continentale e in Italia il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), quello che diventerà lo strumento di sviluppo sostenibile più importante, registra una scarsa attenzione all'agroecologia;

l'inserimento del grano duro biologico nella declaratoria dei prodotti da quotare nella Commissione unica nazionale è una premessa indispensabile per favorire la transizione biologica, consentire più trasparenza nelle quotazioni ed aumentare le superfici in linea con quanto richiesto dalle politiche green europee;

anche il produttore agricolo di grano biologico ha il diritto alla trasparenza ed alla informazione relativa ai meccanismi di formazione del prezzo da cui deriva il suo reddito. Non quotare il bio sarebbe un atto "discriminatorio" ed "anti concorrenziale" nei confronti dei produttori e dei consumatori. In questo modo verrebbero discriminate non solo le produzioni ma soprattutto i produttori; le garanzie di tutela devono riguardare sì le merci, le attività, ma principalmente le persone, gli agricoltori. Escludere dalla CUN la quotazione del grano biologico significa privare gli agricoltori biologici (circa 21.000 secondo il Sistema Informativo Biologico nel 2017), di uno strumento di tutela del loro reddito;

il mondo del biologico ha bisogno di un cambio di passo e di una profonda revisione dei meccanismi della rappresentanza. L'interrogante auspica, pertanto, che sia nelle intenzioni del Ministro in indirizzo avviare una consultazione dei portatori di interesse per arrivare ad una proposta condivisa, che superi le discussioni in atto e crei le condizioni per un piano approvato da tutto il mondo del biologico e non solo da una parte di questo,

si chiede di sapere:

anzitutto se il Ministro in indirizzo non ritenga che la sede naturale della CUN grano sia Foggia;

al fine di avere un quadro delle superfici agricole sottoposte a contratto e non a libero mercato, se non ritenga di dover verificare:

l'esatta entità delle superfici ricadenti nei contratti di filiera nel periodo in questione;

se vi sia stato un controllo, da parte degli Uffici preposti, degli elenchi dei beneficiari dei predetti contratti rispetto ai sottoscrittori di deleghe, al fine di valutare la sussistenza di eventuali incompatibilità o posizioni dominanti da parte di alcune organizzazioni;

se, all'esito della verifica, sia opportuno decurtare o rettificare le percentuali di rappresentanza per garantire il giusto equilibrio tra commissari e mercato libero;

infine, se concordi sul fatto che vada inserito nel provvedimento che istituisce la CUN anche il grano duro biologico, che tra l'altro c'è già nelle rilevazioni delle borse merci, al fine di monitorare i prezzi di vendita dei prodotti dalle campagne ai grossisti e la catena del prezzo, considerato che il biologico sugli scaffali costa il 30, 40 e anche il 50 per cento in più, mentre attualmente all'agricoltore viene pagato al pari del prodotto convenzionale, con una evidente sorta di speculazione volta a privare i produttori biologici di uno strumento di tutela dei loro redditi e i consumatori di uno strumento di trasparenza del mercato.


(3-02409)